Stats Tweet

Encefalopatìa spongiforme bovina.

(Bse o morbo della mucca pazza). Malattia neurologica degenerativa che colpisce i bovini. è provocata da un prione, una proteina patologica, che rimane latente a lungo (da quattro a sei anni) prima di manifestarsi con aggressività, alterazioni dell'andatura, calo ponderale. Il prione si accumula nel sistema nervoso (cervello e midollo spinale) rendendolo progressivamente spugnoso. L'ESB fu individuata per la prima volta in Gran Bretagna nel 1985 (oltre 180.000 casi nei successivi quindici anni). In genere la malattia non si manifesta prima dei venti mesi di vita del bovino; è stata riscontrata anche in gatti, tigri, leoni, puma, ghepardi e ruminanti selvatici allevati in giardini zoologici. Alcuni animali, come il criceto, ne sono immuni. Dalla carne dei bovini (intestino tenue, midollo spinale, linfonodi, tonsille, occhi e cervello) sembra possa trasmettersi all'uomo (in quella che erroneamente è chiamata "variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob", morbo che ha come unico punto in comune con la Bse il fatto di essere causato dallo stesso agente patogeno, il prione). La spiegazione scientifica dell'andamento epidemico, e quindi dell'ampia diffusione della malattia nel bovino, che gode oggi di maggior credito ipotizza che l'infettività risieda nelle carcasse bovine riciclate per ottenere farine di carne e ossa, a loro volta destinate all'alimentazione del bestiame. Il riciclo delle carcasse infette, nonché le modifiche tecnologiche apportate a partire dal 1981-82 (abbassamento delle temperature e abbandono del solvente per l'estrazione dei grassi), avrebbero consentito il riciclaggio e l'amplificazione di una malattia bovina rara e non ancora identificata. La conferma della diagnosi di ESB deve essere eseguita mediante esame istologico dell'encefalo e isolamento o riconoscimento nel tessuto della proteina alterata (PrPres) responsabile delle lesioni degenerative caratteristiche della malattia. In ogni caso la responsabilità delle farine di carne e ossa contaminate è oggi ammessa dalla quasi totalità del mondo scientifico, pertanto sono stati presi provvedimenti legislativi per quel che riguarda l'alimentazione dei ruminanti sia a livello di singoli Stati membri, sia a livello Comunitario (1994). Per quel che riguarda l'Italia, il primo provvedimento ufficiale risale al 1989 e vieta l'importazione di farine di carne di ruminanti dalla Gran Bretagna. Successivamente, sempre in Italia, a seguito anche delle decisioni comunitarie, è stata vietata la somministrazione di farine di carne di mammifero ai ruminanti (O.M. 28.7.1994). Successive deroghe sono state concesse nel 1995 per alcuni prodotti. L'ultimo severo provvedimento in questo senso è stato l'O.M. 30.4.1997 che vieta la somministrazione di proteine animali ai ruminanti e era legato alle frequenti frodi sanitarie perpetrate al fine di utilizzare nei mangimi per ruminanti le farine bovine, il cui prezzo era nel frattempo crollato. Tale ordinanza è stata poi adeguata (aprile 1998) in funzione della direttiva 97/47/CE del 28.7.1997, pertanto dal 1998 è vietata solamente la somministrazione ai ruminanti di proteine derivanti da tessuti di mammiferi. La situazione epidemiologica dei vari paesi viene tenuta costantemente sotto controllo ed i dati aggiornati vengono pubblicati periodicamente dall'OIE (Office International des Epizooties). Nel 2001 si è avuto il primo caso anche in Italia.